I nostri quotidiani e i media hanno il pregio di riservare uno spazio ai lettori; l’opportunità di esprimere le proprie opinioni e di confrontarsi è una magnifica espressione della nostra democrazia.
Come sempre le settimane che precedono un importante appuntamento elettorale stimolano la propensione alla scrittura e questa irrefrenabile voglia, stasera, travolge anche me.
Leggo gli articoli pubblicati, chi a sostegno di un candidato, chi a sostegno dell’altro. Vien quasi da pensare che sono bravi, simpatici e competenti entrambi e che forse si potrebbe proporre di fare un mese ciascuno.
Purtroppo ci sono però interventi che mi lasciano amareggiata e sconcertata, frasi e parole che nascondono una sottile perfidia, esternazioni che velatamente tentano di screditare e delegittimare Marco Romano.
Non è mia intenzione parlare qui delle sue qualità, dei suoi pregi e eventualmente dei suoi difetti, il mio intento è invece quello di mettere in discussione alcune affermazioni dei suoi detrattori.
Come si può affermare che l’impegno di sindaco è inconciliabile con quello di consigliere nazionale? Non sarà forse lui, Marco Romano, il primo ad essersi chiesto se le due cose possano viaggiare su binari paralleli? Non è forse vero che altri prima di lui hanno rivestito e tuttora rivestono queste cariche in contemporanea? Senza dimenticare la famiglia e i diversi incarichi e ruoli in seno a comitati e associazioni diverse? E come non riconoscere la realtà che essere a Berna può solo essere un vantaggio per la città di Mendrisio?
Forse per la maggior parte di noi sembrerebbe una cosa eccessivamente complicata riuscire a far collimare tutte le mansioni garantendo per ognuna il massimo impegno, ma non lo è per chi, come lui, è spinto dal fuoco sacro della passione e sembra nato per fare politica e impegnarsi per la cosa pubblica.
Altra dichiarazione tendenziosa che mal digerisco è quella di sottolineare le spese di questa votazione “causate dal Partito popolare Democratico per le dimissioni a metà legislatura del Sindaco Carlo Croci”; quest’ultimo ha puntualmente motivato la sua decisione e come tale va rispettata; sicuramente non è corretto far pesare su chi gli potrebbe succedere le conseguenze di tale decisione.
Vorrei citare per concludere, le meschine polemiche apparse sui “social”, in particolare su Facebook, al termine delle processioni storiche del giovedì santo; parole cattive, offensive, tendenziose, che mal si accompagnano ad un confronto politico che dovrebbe esser fondato sulla lealtà e sul gioco pulito.
L’elezione del sindaco è un evento importante nella vita di un comune e credo che molti cittadini, anche quelli che non masticano politica tutti i giorni, lo percepiscano: in fondo siamo chiamati a scegliere la persona che ci guiderà e che ci rappresenterà.
Affermare che è necessario avere un sindaco non PPD per “cambiare le cose” é aleatorio; il collegio municipale tramite i diversi membri, ha sempre sottolineato la collegialità che lo contraddistingue, il desiderio di instaurare un dialogo che vada al di là degli steccati politici con l’intento di trovare soluzioni condivise per il bene della comunità.
Non sarà il sindaco liberale radicale a cambiare le cose e nemmeno quello PPD a non cambiarle: chiunque sarà il prossimo sindaco, sarà lui stesso “il cambiamento”.
Monica Meroni
Consigliera Comunale PPD Mendrisio